L’azienda Leader nelle Langhe ha aperto le porte del suo castello e ci ha guidati, attraverso una attenta selezione, tra le vigne e le cantine Francesi. La suggestiva bellezza del luogo è stata cornice di un evento a colpi di Champagne e Crèmant. La giornata ci ha regalato un sole caldissimo, una luce perfetta per godersi i riflessi abbaglianti del vino nei bicchieri.
Il percorso è stato attentamente suddiviso come nelle varie fasi della produzione di un buon vino: La sala dei Tini, L’affinamento, La sala Stoccaggio, L’acino, La Fermentazione, Il Magazzino, La sala delle Colonne, Il Prato e ultimo, ma non per importanza, La Cantina dei Golosi. Ad ogni sezione le sue Etichette.
Nel nostro percorso abbiamo attentamente selezionato i Vini da degustare tra i 230 disponibili all’evento. Ho suddiviso la descrizione per Etichette in modo da rendere la lettura più ordinata e scorrevole.
Veuve Ambal
Con un parco vigne di 250 ettari è fra i più grandi proprietari terrieri di Borgogna. La vendemmia viene realizzata rigorosamente a mano, operando così una selezione delle migliori uve direttamente in campo. Con il termine Crèmant un tempo venivano indicati vini prodotti in Champagne ma elaborati in maniera tale da sviluppare meno pressione all’interno della bottiglia (approssimativamente una pressione di 3 atmosfere rispetto a quella riscontrabile negli champagne che in media è 4,5 atmosfere). Oggi la definizione Crèmant viene riservata esclusivamente ai vini elaborati con metodo classico al di fuori della Champagne ma in aree comunque protette da denominazione.
Propongono dal Grande Cuvèe Brut al Brut Rosè. Decidiamo di degustare il Collection Blanc de Noirs. Si presenta nel bicchiere con un colore pieno e un perlage raffinato, al naso colpisce per la sua gradevolezza e tocchi piacevolmente minerali rendono complesso l’assaggio e sono riconducibili alle caratteristiche dei terreni argilloso-calcarei sui quali sono impiantati i vigneti. Sempre Crèmant sono il Neumeyer Crèmant d’Alsace Brut e il Berthet-Bondet Crèmant du Jura Brut; sorprende quest’ultimo per la sua freschezza e versatilità, sia da accompagnare a pasti importanti sia per aperitivi più delicati.
Delamotte
Una costante crescita qualitativa: questa è la prima delle riflessioni possibili pensando all’universo Delamotte. Le uve, provenienti dalle zone più belle della Cote de Blancs e le lunghe permanenze sui lieviti, ci regalano vini piacevolmente complessi, caratterizzati da un sorso vivo, scattante. Scegliamo, tra le loro proposte, il Rosè. 20% Chardonnay e 80% Pinot Nero, un affinamento di 48 mesi per un Rosè che si fa notare ma non sorprende.
E’ il 1988 quando Delamotte si unisce a Salon. Champagne d’eccellenza, in degustazione è presente l’annata 2007. (Salon Cuvèe ‘S’ è un 100% Chardonnay e vive 11 anni di affinamento sui lieviti) Si presenta ed è subito luce accecante, ci abbaglia sprigionando energia e luminosità. Le tonalità dell’oro e del verde si rincorrono, creando nel bicchiere delle dinamiche uniche. Il Perlage è fine, persistente, continuo. Al naso il vino è mutevole passando da note cangianti, aspre e agurmate a sensazioni più fresche. L’analisi gustativa non fa altro che confermare la purezza e la sincerità dell’intento espressivo: il suo carattere minerale, pietroso e il suo rigore unico.
Serge Dagueneau
Viticoltori da quattro generazioni vantano vigne che arrivano alla veneranda età di 100 anni oltre alla peculiarità del suolo. I vini della famiglia Dagueneau sono classici ed accessibili in ogni loro versione e risultano essere specchio perfetto della denominazione. La Léontine oggi è il vino più importante dell’azienda, nasce da una selezione di uve, raccolte a maturazione ottimale e provenienti dai migliori appezzamenti, vinificate in botti di rovere. 100% Sauvignon Blanc è un vino che ne riassume perfettamente i canoni della varietà, mettendo a disposizione del bicchiere una potenza ed una verve minerale che risultano essere caratteristiche uniche.
Vacheron
Grandi sostenitori del rispetto ambientale sono stati fra i primi a sposare un approccio agricolo diverso (attualmente tutti i 43 ettari vitati di proprietà sono condotti in biodinamica). Il Sancerre è 100% Sauvignon Blanc e passa 6 mesi in affinamento acciaio. Il primo della lista, la loro lavorazione più semplice ma un bianco sorpredente. In opposto alla Loira troviamo l’Alsazia dove l’azienda Gérard Neumeyer produce con certificazione biologia un Riesling e un Gewurztraminer di qualità sorprendente.
Ernest Remy
Di questa azienda incuriosisce la storia; un po’ travagliata e sospesa soprattutto nella seconda metà del ‘900. Riaperta nel 2007 l’azienda viene riportata agli antichi fasti. Proprietaria di 15 ettari nei comuni di Mailly, Verzy e Verzenay vanta una classificazione Grand Cru. Scoperta la composizione del loro Rosè (100% Pinot Nero) decido di gustarmelo tenendo in mente il mio preferito Pouillon Rosè (100% Pinot Nero anch’esso). Il paragone non regge. Nonostante il Grand Cru Rosè de saignee Extra Brut Millesimato sia un ottimo rosè il mio preferito rimane essere Pouillon. E’ comunque degno di nota lo stile aziendale e la cura nella vinificazione caratterizzata da lunghi affinamenti sui lieviti.
Ceretto
Grazie alla particolare posizione geogrtafica, al clima e al ricco sottosuolo che compone le sue colline, le Langhe sono fra le regioni più generose al mondo. La composizione del suolo langarolo deriva dal ritiro del mare Padano, iniziato circa 16 milioni di anni fa. Il substrato è caratterizzato da argille, marne calcaree, marne bluastre, tufo, sabbie e gessi solfiferi. L’alternanza di questi strati fa si che le viti regalino vini d’eccellente finezza, struttura ed eleganza. La grande azienda produce grandi vini: dal Dolcetto d’Alba al Barbaresco. Tra le proposte abbiamo selezionato dei vini molto conosciuti con la quale noi di La Fricca – Il Ristorante ci confrontiamo quotidianamente. Degustiamo il Monsordo Langhe Rosso: Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, elaborati separatamente, vengono affinati in legno e poi uniti in percentuale differente a seconda dell’annata. Monsordo è un vino dal carattere moderatamente moderno, capace di raccontare le tipicità delle varietà che lo generano e pure fortemente marcato dal terroir di Langa: un vino dai modi internazionali ma dall’accento spiccatamente Piemontese.
Decidiamo di proseguire con un classico che ci piace tanto, il Barolo Bricco Rocche con denominazione D.O.C.G. La vigna dal quale proviene l’uva di questo Barolo è la più piccola menzione geografica fra quelle delineate dal disciplinare. L’altezza della vigna è perfetta e va dai 350 ai 370 metri sul livello del mare, con esposizione al sole da sud-est a sud-ovest. In assaggio troviamo l’annata 2006, il colore è unico e riconoscibile, olfatto e gusto non fanno altro che confermare; il barolo è uno dei più classici vini Rossi Italiani.
La congestione di persone non ci permette di continuare la degustazione e le condizioni fisiche dopo circa 30 assaggi sono avverse al proseguimento. Ci godiamo un gelato, seduti sul prato con una vista mozzafiato e un sole intiepidito dall’arrivo della sera. Ci aspetta un lungo viaggio, quello di ritorno, che faremo con qualche nozione in più nella testa e un caos di emozioni nel cuore.